La casa a Riga con le note di un brano di Beethoven sulla parete

Ad appena un centinaio di metri dal Museo Nazionale d’Arte, in Skolas iela 3, si trova una casa di mattoni a quattro piani con elementi in stile romantico. Si tratta dell’edificio dove oggi ha sede l’Associazione medica lettone, che venne costruito nel 1905 dall’architetto di Riga Augusts Reinbergs (1860–1908) come casa personale da affitto.
Questa casa ha una particolarità, che chi passa distrattamente dalla strada difficilmente riesce a notare, ma osservando la parete che dà sul cortile interno all’edificio, in alto possiamo leggere un verso dei “Canti della campana” di Friedrich Schiller (1799): “Arbeit ist des Bürgers Zierde” (Il lavoro è l’ornamento del cittadino) nella parte superiore della facciata rivolta verso il cortile .

Se poi si abbassa leggermente lo sguardo, sopra una delle finestre che danno sul cortile è incisa nel muro una frase musicale di Ludwig van Beethoven. D’estate, questa linea di note è di solito oscurata dalla betulla che fiorisce nel cortile, ma la frase musicale si può leggere comunque: sono le prime quattro battute della “Gloria a Dio” di Beethoven, originariamente intitolata “Die Ehre Gottes aus der Natur” del XVIII secolo, su testo del poeta tedesco Christian Fürchtegott Gellert (1715–1769).

Perché questa canzone era così importante per il costruttore della casa?
Le canzoni di Beethoven su testi di Gellert, furono pubblicate nel 1803, (“Die Himmel rühmen des Ewigen Ehre”, Opus 48, No. 4) per solista vocale e pianoforte, come parte di una raccolta di lieder, ma le prime bozze uscirono già alla fine del XVIII secolo, quando l’udito del compositore si stava rapidamente deteriorando. Durante questo periodo pieno di disperazione, Beethoven conobbe le “Odi e canti spirituali” di Gellert (1757), che avevano già acquisito risonanza nella società tedesca.
La poesia di Gellert si ispira ai versi di apertura del Salmo 19 e si espande su quei versi con temi di teologia naturale popolari durante la vita di Gellert, in cui la magnificenza del Creatore si rivela nelle meraviglie della natura. I versi di Gellert affascinarono il compositore con il loro universalismo spirituale, i motivi della riconciliazione cristiana e allo stesso tempo la riverenza dell’uomo per il mondo creato da Dio.

Nella seconda metà del XIX secolo, la canzone di Beethoven sul testo di Gellert divenne popolare nelle società di canto maschile. Anche nei Paesi baltici, dove l’influenza della cultura tedesca era predominante, la canzone finì per essere diffusa: venne eseguita già ai festival dei canti tedesco-baltici a Riga nel 1861 e a Rävele nel 1866, al primo festival dei canti estone (1869), al secondo (1879), al quarto (1891) a Tērbat, e poi al primo Dziesmu svētki lettone (1873) e nel quinto (1910) , l’ultimo diretto da Jāzeps Vītols con Alfrēds Kalniņš all’organo. Nel 1989, la canzone fu inclusa nel sesto Festival dei canti e delle danze giovanili delle scuole sovietiche lettoni, questa volta però in sotto il nome di “Inno alla natura”.

Tutto questo non ci dice ancora come Augusts Reinbergs, il costruttore della casa, fosse in qualche modo collegato a questa parte della storia della musica. Sappiamo però che mentre studiava al Politecnico di Riga, Reinbergs fu accolto nella corporazione studentesca tedesco-baltica “Rubonia”, e che amava cantare nelle corporazioni. Si può immaginare quindi che nel suo percorso di corista abbia conosciuto e amato il brano. È però anche possibile che la canzone iscritta nel muro della casa abbia un significato puramente simbolico.

Un altro elemento che collega Reinbergs, l’iscrizione della casa e la passione per la musica riguarda la moglie dell’architetto, Agnese (nata Schröder, 1864–1943), che sposò durante il periodo in cui lavorava come architetto a San Pietroburgo. Agnese era la figlia del proprietario dell’importante fabbrica di pianoforti C. M. Schröder, che all’inizio del XX secolo era la più grande azienda produttrice di pianoforti dell’Impero russo.

Fonte: Latvijas Radio, Lolita Fūrmane (musicologa)