La Lettonia ha un problema con gli investitori esteri

Una ricerca condotta dalla School of Economics in Riga e dal Consiglio degli investitori internazionali in Lettonia (FICIL) ha concluso che la predisposizione degli investitori internazionali nei confronti del Paese baltico ha subito nell’ultimo anno un forte ridimensionamento. Secondo le conclusioni del rapporto, nel 2023 si è raggiunto il valore più basso, 1,9 punti su 5 (meno 0,4 rispetto ai dati del 2002), registrato nell'”Indice sull’ambiente degli investimenti esteri”.

Lo studio è stato condotto da febbraio a inizio marzo 2024, con interviste a 66 manager di società straniere in Lettonia. Sono stati scelti manager di aziende che forniscono un significativo contributo all’economia lettone, rappresentando quasi un quarto (24%) delle entrate fiscali, il 33% del profitto totale e più di un quarto (26%) della forza lavoro totale fra le aziende straniere presenti in Lettonia.

Lo studio pubblicato in questi giorni mostra il rating più basso di sempre da quando viene condotta la ricerca sul clima degli investimenti in Lettonia, cosa che pone diverse domande alla politica economica del Paese baltico. Riguardo alle ragioni del basso rating, la maggior parte degli investitori sottolinea la situazione geopolitica, oltre che l’indisponibilità di manodopera qualificata, gli alti costi del lavoro e un quadro normativo poco logico. Allo stesso tempo, gli investitori hanno dato anche una valutazione particolarmente bassa al lavoro dei politici lettoni nell’attrarre investimenti, con 2,4 punti su una scala di 5 punti. Si tratta del punteggio più basso dal 2017.

Fra i dati positivi, una migliore comunicazione con i policy maker e con la disponibilità all’ascolto, che però non si è ancora tradotta in azioni concrete, per migliorare le opportunità di investimento.
Gli investitori sottolineano, in particolare, che la mancanza di una visione chiara impedisce alla Lettonia di competere con maggiore successo per nuovi investimenti esteri, poiché non esiste un posizionamento specifico che evidenzi i punti di forza della Lettonia.

Fra i punti deboli del sistema paese Lettonia, gli investitori indicano gli oneri amministrativi, per i quali nello studio del 2023 è stata prestata una particolare attenzione, evidenziandoli come un fattore significativo che ostacola la competitività e l’attrazione degli investimenti nel paese. L’elevato livello di burocrazia, la mancanza di coordinamento fra le istituzioni del settore pubblico, l’assenza di obiettivi misurabili per chi lavora nelle istituzioni locale e statali, e il quadro normativo complesso sono i fattori che determinano un impatto così rilevante degli oneri amministrativi sui processi di investimento.
Gli oneri amministrativi sono osservati in tutti i settori economici, edilizia, occupazione, sistema giudiziario, amministrazione fiscale. Gli investitori sottolineano che gli oneri amministrativi creano lavoro aggiuntivo, aumentano i costi e producono un senso di incertezza, scoraggiando ulteriori investimenti in Lettonia.

Altri problemi legati alla capacità di attrarre investimenti riguardano la disponibilità di manodopera, uno dei nodi più gravi che si trova ad affrontare oggi l’economia lettone, la necessità di modernizzazione del settore pubblico, di trasparenza, e di promozione della concorrenza lealetra le aziende e le società di proprietà pubblica.

Uno dei dati più negativi della ricerca è quello che mostra che solo il 67% degli investitori conferma di voler continuare ad investire in Lettonia. Anche in questo caso si tratta di uno degli indicatori più bassi nella storia dello studio.
Diversi investitori ammettono che è diventato più facile investire negli altri paesi baltici sia a causa delle dimensioni del mercato interno che della minore burocrazia. Gli investitori che non hanno ancora deciso, invece, si aspettano una visione più chiara dello sviluppo del Paese.

Le reazioni della politica lettone
I risultati dello studio hanno suscitato ovviamente le reazioni della politica e delle istituzioni lettoni. Il presidente lettone Edgars Rinkēvičs ha definito i risultati dello studio “un segnale serio, che mostra che dobbiamo fare dei passi avanti, che c’è molto lavoro da fare”.
Rinkēvičs ha inoltre sottolineato che l’umore degli investitori internazionali deve essere preso molto sul serio, e attivare delle risposte. “Quello che mi indicano i rappresentanti della FICIL e quello che ho sentito da molti uomini d’affari è che nel Paese manca una strategia energetica a lungo termine. Non in un bel pezzo di carta, ma cose concrete, su cui il Paese pensa a come sviluppare le capacità energetiche”, ha detto il presidente lettone.

La primo ministro Evika Siliņa (“Jaunā Vienotība”) ha indicato come un fattore determinante che ha causato il raffreddamento del clima degli investimenti nel paese, la situazione geopolitica generale, che rappresenta una dura sfida per lo sviluppo economico. Per Siliņa poi anche gli sforzi della Banca Centrale Europea di rallentare l’inflazione, hanno lasciato conseguenze anche sullo sviluppo economico. La primo ministro ha sottolineato che fra i temi più importanti all’ordine del giorno del governo ci sono la semplificazione fiscale e la riduzione della burocrazia.