La straordinaria storia di Miķelis Valters, il Forrest Gump lettone

Fu un grande personaggio della storia politica e diplomatica lettone. Il primo, nel 1903, a formulare esplicitamente l’idea di uno stato lettone indipendente. Ha attraversato tutti i momenti più importanti e decisivi della storia della Lettonia. Morto in esilio in Francia nel 1968, adesso finalmente i suoi resti hanno trovato riposo in patria.

Miķelis Valters

Miķelis Valters è stato senza dubbio uno dei personaggi politici più importanti e particolari della storia della Lettonia. Una figura per certi versi unica, che si è trovata ad attraversare tutti i momenti decisivi della storia del proprio paese, tanto da guadagnarsi da un politologo di fama come Ivars Ījabs il nomignolo di “Forrest Gump” lettone, per la sua capacità di inserirsi nelle vicende che hanno caratterizzato il novecento lettone e la storia della prima repubblica della Lettonia. La storia gli ha dato quasi sempre ragione, anche se spesso si è trovato in anticipo sui tempi e pochi lo hanno ascoltato.
In questi giorni il nome di Valters è tornato agli onori della cronaca perché finalmente i suoi resti sono tornati in patria, dove hanno trovato sepoltura, provenienti dalla Francia dove il politico e diplomatico lettone era morto in esilio nel 1968.

Miķelis Valters era nato da una famiglia di povere origini, il 7 maggio del 1874 a Liepāja. Nonostante le umili origini (il padre era un lavoratore del porto di Liepāja) seppe farsi presto strada, diventando nel 1897 uno dei collaboratori del giornale “Dienas Lapas”, voce del movimento “Jauna Strava” (La nuova corrente), fondato dal grande poeta Rainis, che sosteneva idee socialiste e rivoluzionarie nell’impero zarista, di cui i territori lettoni a quel tempo facevano parte.

Gli studi lo portarono poi a viaggiare fuori dalla Lettonia, dove in effetti trascorrerà gran parte della sua vita, sia per la sua carriera diplomatica che per l’esilio dopo l’occupazione sovietica. Intanto fra la fine dell’ottocento e i primi del novecento è a Zurigo, dove ottiene il dottorato per i suoi studi di diritto pubblico. La qualifica di Dr. Miķelis Valters resterà da allora sempre davanti al suo nome, nei suoi scritti e nei giornali e pubblicazioni in cui si parla di lui. A Londra fonderà un nuovo partito, l’Unione dei socialdemocratici lettoni, che si contrappone al partito Socialdemocratico dei lavoratori, per la sua idea del futuro della Lettonia. I Socialdemocratici ritengono infatti che la Lettonia debba essere un’entità territoriali ricompresa nella nuova Russia comunista, mentre l’Unione dei socialdemocratici di Valters vede per la Lettonia un futuro di indipendenza.

Valters passa alla storia lettone proprio per essere il primo, nel 1903, a formulare apertamente l’idea di una Lettonia indipendente. L’idea nazionale in Valters prevale su quella sociale, e Valters diventa il principale ispiratore della futura lotta per l’indipendenza della Lettonia. Nessuno prima di lui aveva avuto il coraggio e la temerarietà di propugnare l’idea di una Lettonia libera e indipendente, mentre molti suoi contemporanei non andavano oltre l’idea di una autonomia all’interno del vasto impero russo.

Molti storici vedono in Valters l’ispiratore dell’idea di indipendenza lettone, e in Kārlis Ulmanis colui che ha messo in pratica le idee di Valters. Il rapporto fra Valters ed Ulmanis è un altro degli aspetti sorprendenti della storia del “Forrest Gump” lettone.
Nel 1917 Valters è uno dei fondatori, insieme ad Ulmanis, del Partito dei contadini, che sarà protagonista della lotta per l’indipendenza lettone e dei successivi venti anni della prima repubblica di Lettonia. I due vivono anche nello stesso appartamento, all’angolo fra Ģertrūdes e K.Barona iela, cementando un’amicizia che durerà a lungo. Dai tempi di Zurigo e Londra, Valters ha compiuto un evidente cambiamento nel suo orientamento politico, lasciando progressivamente le posizioni socialiste per il campo più moderato del partito dei Contadini. La riforma agraria e il riscatto delle classi più povere restano però i punti fondanti della sua visione politica.

Ottenuta l’indipendenza il 18 novembre 1918, Ulmanis, a capo del primo governo lettone, sceglie l’amico Valters come ministro degli interni. Da ministro degli interni,  uno dei principali atti di Valter è la creazione di una Guardia nazionale, che contribuirà alla difesa di Riga nel 1919 e sarà uno dei capisaldi delle strutture di difesa e di controllo del paese, che Ulmanis utilizzerà anche nel colpo di stato autoritario del 1934, anche se non era certo stata questa l’idea con cui Valters aveva costituito la Guardia nazionale.

Valters nei venti anni della prima repubblica lettone, dopo la breve esperienza come ministro dell’interno, passa nella diplomazia lettone. Sarà ambasciatore lettone nei principali paesi europei, come Italia e Francia. A Roma riesce ad ottenere un grande successo diplomatico: l’Italia infatti è uno dei primi paesi a riconoscere ufficialmente la nuova Repubblica di Lettonia. Valters è uno dei più stretti collaboratori della stella della diplomazia lettone, il ministro degli esteri Zigfrīds Meierovics, ed è grazie anche alla sua opera diplomatica che la Lettonia ottiene nel 1925 l’ingresso nella Società delle Nazioni.

Nel frattempo Valters lascia il partito dei Contadini e nel corso degli anni venti si allontana progressivamente dalle posizioni politiche di Ulmanis, restandone comunque uno degli amici e confidenti più stretti. Nel 1934, quando Ulmanis attuerà il colpo di stato autoritario, diventando il capo assoluto della Lettonia, Valters non nasconderà la sua contrarietà, pur restando all’interno del corpo diplomatico lettone. Da Varsavia, dove ricopre il ruolo di ambasciatore, scriverà spesso ad Ulmanis. Nel corso di quegli anni sarà l’unico a potersi permettere di dare del tu al “Vadonis”, al duce lettone.

Valters rappresenta, con la sua lingua tagliente e la sua franchezza, una voce fuori dal coro anche durante gli anni più drammatici e bui della storia lettone, all’approssimarsi della II guerra mondiale e dell’occupazione prima sovietica e poi nazista della Lettonia nel 1941. Valters si oppone decisamente alla visione del nuovo capo della diplomazia e della politica estera durante il periodo autoritario, Vilhelms Munters.

Ulmanis aveva affidato a Munters tutta la politica estera della Lettonia negli anni trenta. La visione di Munters è ritenuta dagli storici particolarmente acquiescente nei confronti della Germania nazista. Munters in realtà è il fautore della politica della “neutralità”, vuole una Lettonia neutrale, fra le due terribili superpotenze europee di quel tempo, la Germania di Hitler e l’Urss di Stalin. Valters critica questa posizione, che allontana in realtà la Lettonia da Francia e Gran Bretagna, ritenute da Valters l’unica possibilità di salvezza per il piccolo paese baltico.
Valters sarà uno dei diplomatici lettoni all’estero che il 27 gennaio 1945 invierà a Winston Churchill un telegramma di protesta per l’occupazione del suolo lettone da parte dell’Unione Sovietica, uno dei primi documenti ufficiali d’accusa per l’annessione sovietica della Lettonia.

Durante gli anni dell’occupazione sovietica, Valters vive in esilio fra la Svizzera e la Francia, e rappresenta una delle principali voci della Lettonia libera. Il suo carattere provocatorio e poco “diplomatico” lo ha portato spesso ad avere atteggiamenti esuberanti durante diverse conferenze internazionali, a cui partecipava insieme a Ādolfs Šilde, suo amico e storico, nonché biografo dello stesso Valters. Durante l’esilio Valters ha anche scritto molto, pubblicando persino una storia della Lettonia in francese che ha riscosso grande interesse.

Valters è stato sicuramente uno dei più grandi patrioti lettoni, anche se paradossalmente il destino e la sua carriera diplomatica lo hanno spinto a vivere gran parte della sua vita all’estero. Il suo desiderio più grande, espresso anche all’amico Šilde, era però quello di trovare un giorno sepoltura in patria.
Valters morì il 27 marzo 1968 a Nizza. Aveva 93 anni. Al suo funerale parteciparono pochissime persone, una decina di francesi e tre soli lettoni. Uno di questi era Ādolfs Šilde, giunto a Nizza dalla Germania, dove viveva, anch’egli in esilio. Valters fu sepolto nel cimitero locale di Nizza, ma le istituzioni lettoni dopo tanti anni si sono finalmente decise a richiedere le spoglie del loro grande diplomatico e uomo politico.
Ad agosto la salma di Valters è stata riesumata dal cimitero di Nizza e riportata in Lettonia, dove il 23 settembre ha trovato sepoltura ai Rīgas Meža kapi, alla presenza del capo dello stato Egils Levits.

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